Omicidio Roberta Siragusa: Ai nostri microfoni la Criminologa, Roberta Bruzzone
Piero Morreale poteva essere fermato
Dettagli inquietanti sulla morte di Roberta Siragusa, la 17enne uccisa nella notte tra il 23 e il 24 Gennaio a Caccamo. Non sarebbe stata strangolata. È quanto emerge dall’Autopsia eseguita ieri, all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Messina, dal Professore Alessio Asmundo, nominato dal Gip di Termini Imerese, Angela Lo Piparo.
L’esame non ha sciolto tutti i dubbi sulla morte della ragazza. “Dobbiamo attendere l’esito di tutti gli accertamenti” – ha detto Manfredi Rubino il consulente nominato dagli avvocati Giuseppe Canzone e Sergio Burgio, che assistono la famiglia Siragusa.
Dall’esame autoptico sono emerse gravi ustioni a livello del tronco, del viso e degli arti superiori e una parte degli arti inferiori. La lingua protrusa può presentarsi nei casi di strangolamento, ma non in questo caso. Nessun segno di strangolamento ma, un profondo trauma al cranio. Per l’omicidio di Roberta Siragusa, al momento l’unico indagato, è il fidanzato Pietro Morreale.
Domani alle ore 11:00 a Caccamo nella Chiesa dell’Annunziata saranno celebrati i funerali. A officiare le esequie sarà l’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice.
La Salma di Roberta arriva a Caccamo – 🎥 VIDEO
L’intervista Alla Criminologa e Psicologa Forense, Roberta Bruzzone
Pietro Morreale è l’assassino di Roberta?
“Ritengo che sia stato lui con ogni probabilità. E si tratta di un omicidio commesso con una brutalità inaudita. Il corpo poi è stato dato alle fiamme, circostanza che torna spesso nei casi di femminicidio. Tocca ora stabilire se il particolare dei capelli rasati verrà confermato dall’autopsia o se si tratta dell’esito dell’azione del fuoco. Tutto in questa vicenda lascia intravvedere una lucidissima volontà di commettere l’omicidio e di punire la povera Roberta perché si era stancata di stare con un soggetto come lui. Dal quadro accusatorio emergerebbe il ritratto di una persona ad elevatissima pericolosità”.
Nessun dubbio dunque di chi sia l’assassino?
“Credo che non sussistano dubbi realistici in tal senso, almeno sulla base di quanto stabilito dal GIP nell’ordinanza che ha confermato la misura cautelare. Semmai è possibile che possa aver avuto un complice successivamente, ovvero nel liberarsi del corpo della vittima in fondo al burrone. Ma anche su questo aspetto nutro forti dubbi trattandosi di un soggetto isolato con il quale, in base alle testimonianze emerse, pare che nessuno volesse avere a che fare. Trovo difficile che possa aver avuto vicino una persona disposta ad aiutarlo in un’operazione così terribile. Tuttavia non posso escluderlo con certezza, mentre resto convinta che lui, e soltanto lui, abbia ucciso Roberta”.
Che personalità ha Pietro Morreale?
“Ha dimostrato di possedere una lucidità estrema, come testimonierebbe il particolare della stanza rimessa in perfetto ordine dopo l’omicidio, con assoluta precisione e con un controllo incredibile anche sul piano emotivo. E questa secondo me è la prova della sua malvagità e di quanto possa essere pericoloso. Del resto sembra che già in passato abbia dato dimostrazione di questa sua personalità, visto che secondo quanto riportato da più persone, avrebbe ripetutamente minacciato Roberta, dicendole che avrebbe fatto del male sia a lei che ai suoi familiari se avesse osato lasciarlo. Un soggetto quindi che definirei inquietante”.
Il suo corpo è stato ritrovato dilaniato. I capelli verosimilmente rasati ed il volto completamente bruciato. Quest’atto nella mente di un assassino cosa rappresenta?
“Il passaggio della testa rasata – se confermato dalle indagini – è indicativo della personalità malata dell’assassino, che non si è soltanto limitato ad uccidere la giovane, ma ha voluto anche umiliarla distruggendo la sua bellezza, cancellando tutto ciò che in qualche modo poteva renderla appetibile ed attraente agli occhi degli altri. L’ha voluta in sostanza annientare sotto ogni punto di vista. Ha voluto privarla di ogni valore aggiunto, fino ad eliminarne l’identità”.
Pietro aveva comportamenti violenti nei confronti di Roberta, in tanti sapevano ma, nessuno ha avuto il coraggio di parlare. Poteva essere evitato?
“Guardi che tutti gli omicidi di questo genere si sarebbero potuti evitare. Se tutti avessero fatto la loro parte oggi probabilmente non saremmo qui a piangere Roberta. Dai racconti dei testimoni è emerso chiaramente quanto questo ragazzo fosse squilibrato e affetto da evidenti problemi di personalità. Faccio davvero fatica a ritenere che la famiglia non si fosse accorta di avere in casa un soggetto con tratti di personalità così deviati. E mi pare di capire che anche tutti quelli che in vario modo sono entrati in contatto con lui fossero consapevoli di quanto fosse pericoloso e di quanto Roberta stesse vivendo con lui un incubo. Se qualcuno avesse parlato prima forse oggi non staremmo a discutere di questo brutale omicidio. Questo brutale delitto è stato adeguatamente preparato e anticipato da diversi segnali che in qualche modo lasciavano intendere che Roberta stesse vivendo una situazione di pericolo reale. Non lo dico io, lo riferiscono le testimonianze raccolte. Quindi se la cosa fosse stata segnalata a chi di dovere si sarebbe forse aiutata anche Roberta a vincere le sue paure e a superare quelle fragilità che le impedivano di difendersi come avrebbe dovuto”.
Quali sono i segnali da non ignorare?
“Possono essere tanti. Quello di non poter incontrare altre persone senza il permesso del compagno. Quello che la vittima si isoli da tutto e da tutti, si dimostri incapace di riprendersi la sua vita. In questa vicenda, almeno da quello che è emerso dalle indagini , i segnali mi pare fossero numerosi ed evidenti al punto che risulta davvero imbarazzante pensare che si sia arrivati all’omicidio con tutte le avvisaglie che lo lasciavano prevedere. I ragazzi devono capire che se si imbattono in situazioni simili che possono riguardare loro stessi o gli amici, devono segnalarlo a chi di dovere per fare in modo che possano essere prese le necessarie precauzioni. Perché le vittime purtroppo non hanno mai gli strumenti per gestire da sole queste vicende che provocano loro paura, angoscia, fragilità, incertezze, e in uno stato simile prendere iniziative è oggettivamente difficile se non si è adeguatamente supportate. E torno a chiedere: possibile che nessuno avesse compreso l’incubo che la povera Roberta stava vivendo? La risposta è che continuiamo purtroppo ad essere troppo tolleranti verso questo tipo di atteggiamenti, quasi fosse normale che da parte dell’uomo vi possa essere un controllo sulla donna. Cambiano i protagonisti, ma alla fine gli scenari restano sempre gli stessi”.