RubricaTermini Imerese

Gli Ebrei a Termini Imerese – di Nando Cimino

Anche nella nostra città, anticamente, era presente un quartiere ebraico; ovvero una vera e propria Giudecca dove gli Ebrei abitavano e svolgevano le loro attività ed i loro commerci

Nella foto Piano Barlaci, cuore della Giudecca Ebraica

Giovedì 27 Gennaio attraverso la “Giornata della Memoria”, si è voluto ricordare l’Olocausto e quindi il genocidio di oltre 6 milioni di Ebrei. A tal proposito è bene sapere che anche la nostra Termini Imerese aveva anticamente un quartiere ebraico; ovvero una vera e propria Giudecca dove gli Ebrei svolgevano le loro attività ed i loro commerci, ed in particolare del Piano Barlaci, il quartiere dove essi abitavano.

Il Piano Barlaci si trova in una delle zone più antiche della città; laddove nei secoli tante culture si sono intrecciate e tanti popoli si sono incontrati, lasciando tracce indelebili del loro passaggio. Siamo nella parte alta di Termini a pochi passi dalla Villa Palmeri; e questo luogo faceva anticamente parte della grande giudecca termitana dove gli ebrei avevano il loro tempio e le loro principali attività.

Eccovi a tal proposito, riportata testualmente, la descrizione che ne fa in un suo testo storico il canonico termitano Don Rocco Cusimano: “Dopo la distruzione di Gerusalemme, gli Ebrei, senza patria e senza tempio, andarono dispersi in tutte le parti del mondo, e così si realizzò la profezia del Redentore. Un gran numero venne a stabilirsi pure a Termini, occupando il cosiddetto Piano Barlaci, che cominciava dall’ex chiesa di San Domenico e si estendeva da Porta Palermo sino al piano del Duomo. Come il Piano Barlaci il 12 Settembre 1647 dal Vicere D. Lupo Ximen Durrea fu concesso ai domenicani, costoro fecero di tutto per cacciare gli Ebrei, e vi riuscirono poi facilmente, dietro il decreto di Ferdinando II° che ordinava l’espulsione degli Ebrei dai suoi territori. Espulsi gli Ebrei da Termini, Fra Giacomo Di Leo termitano, col permesso del Pontefice Alessandro VI°, fece convertire la loro sinagoga in monastero di clarisse sotto il titolo di San Marco.

Un vero e proprio quartiere quindi, da non confondersi con un ghetto, e dove secondo le fonti storiche già nella metà del XV° secolo gli ebrei che erano circa 400 pare potessero contare anche sulla presenza di ben due sinagoghe. Era gente molto impegnata nel lavoro e negli affari, e praticava con profitto artigianato e commercio; ma taluni di loro facevano pure prestito ad usura, e per questo non sempre erano ben visti.

Attraverso il racconto, del Don Rocco Cusimano, abbiamo quindi contezza di quanto vasta fosse la Giudecca di Termini Imerese; ma anche del fatto che ancor prima della loro definitiva espulsione, tra gli Ebrei “termitani” ed i domenicani c’erano stati contrasti. I domenicani avevano la loro chiesa nella zona dov’è oggi la Piazza Umberto I°, e non vedevano certo con favore il fatto di ritrovarsi proprio li davanti il quartiere ebraico; e questo aveva generato liti non solo per interessi territoriali ma anche economici. Dallo scritto del Cusimano che riprende anche il De Michele, si comprende pure, ma questo credo che tutti lo sappiate, che la nostra chiesa di San Marco che si trova nella ex via Badia oggi Garibaldi, era in origine una sinagoga.

Pare che nel 1438 nella nostra città abitassero circa 500 Ebrei; e che, se pur non ricoprissero incarichi pubblici, c’era tra questi tale Brachono Taguil che proprio quell’anno risultava invece essere titolare dell’ufficio di Vice Secreto. La segrezia siciliana era allora una sorta di intendenza di finanza che riscuoteva tributi ed amministrava beni. Istituita nel medioevo rimase in vigore fin quasi l’unità d’Italia. Quando il 12 settembre 1467 il Vicerè D. Lupo Ximen Durrea concesse il Piano Barlaci ai Domenicani, costoro fecero di tutto per cacciare gli ebrei; e vi riuscirono facilmente dopo il decreto di Ferdinando II, che ne ordinava l’espulsione da tutti i suoi territori. E’ pure accertato che gli Ebrei avessero a Termini anche un loro cimitero; cimitero che si trovava prima nella zona dell’antico anfiteatro e che successivamente venne trasferito in un luogo prossimo alla chiesa di Sant’Antonio; circostanza questa confermata dal fatto che proprio qui sono state ritrovate delle antiche lapidi con iscrizioni giudaiche. Presumibilmente, anche dopo la cacciata, non tutti gli Ebrei andarono via dalla nostra città; ma molti, pur di restare, abiurarono la propria religione divenendo marrani.

Ancora oggi, per come ci dicono gli esperti, a Termini Imerese ci sono tanti cognomi, e fra questi anche il mio, che vengono ritenuti di chiara origine ebraica. Espulsi gli ebrei dalla città, fra Girolamo di Leo termitano, col permesso del pontefice Alessandro VI fece convertire la loro sinagoga in monastero di clarisse, sotto il titolo di San Marco. Voglio però concludere con una nota curiosa, ma comunque intrinseca alla storia appena narrata; e riguarda il fatto che in alcuni paesi dell’entroterra a noi vicini, e tra questi Caccamo, gli abitanti di Termini Imerese vengono ancora oggi chiamati con l’appellativo di “Iurèi” ovvero Giudei; il che è quanto dire!

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