CronacaPalermo

I Siciliani e i loro irrinunciabili diritti

Reddito di cittadinanza e legge 104. La nota di Giuseppe Savagnone apparsa sul sito dell’arcidiocesi di Palermo

Continua a far discutere, dividendo le opinioni, la nota pubblicata sul sito dell’Arcidiocesi di Palermo firmata da Giuseppe Schiavone.

L’argomento in oggetto prende le mosse dalle dichiarazioni del Governatore siciliano Musumeci, secondo il quale, la macchina pubblica dell’isola sarebbe paralizzata, tra le altre cose, dall’abuso indiscriminato delle agevolazioni riconosciute dalla legge 104 a circa un quinto dei dipendenti siciliani. Su 13 mila impiegati infatti, gli intoccabili sarebbero 2350 ai quali vanno aggiunti coloro che non possono essere distaccati in quanto dirigenti sindacali. Il Presidente ha di fatto scoperto un nervo dolente di cui tutti i siciliani sono a conoscenza. 

La nota apparsa sul sito della diocesi, vorrebbe evidenziare inoltre come alla base dell’interesse di molti elettori del Movimento 5 Stelle ci sarebbe, puntando al reddito di cittadinanza, la volontà di continuare a “mungere lo Stato senza dar nulla in cambio”. Questo, sempre secondo la nota, sarebbe il rischio corso se cittadini e politici insieme non decidono di invertire la rotta, promuovendo una cultura del lavoro, ciascuno secondo il proprio ruolo. l’idea secondo la quale gli aiuti previsti dal governo sarebbero visti come qualcosa da sfruttare e da ricercare spasmodicamente, anche nella consapevolezza che forse non se ne abbia pienamente diritto, ci appare quantomai sensata e fondata. Fermarsi alla legge 104, tuttavia ci sembra parziale.

Tra i sussidi indiscriminati elargiti negli anni bisognerebbe forse ricordare, i vari assegni di disoccupazione, che spesso arrivano a chi semplicemente lavora in nero, le esenzioni per le prestazioni mediche, i contributi in campo agricolo e tutta una serie di agevolazioni che in teoria servirebbero a promuovere il territorio ed aiutare chi si trova ad attraversare momenti di difficoltà. Sappiamo tutti benissimo, anche se non lo diciamo, che la teoria spesso non trova riscontro nell’applicazione pratica di questi benefit che arrivano invece a chi non solo non ha la necessità reale di usufruirne, ma spesso neanche i requisiti.

Ecco e allora che l’occasione per ‘mungere’ lo stato non nasce oggi con la proposta ‘pentastellata’ che probabilmente rimarrà nel calderone delle promesse elettorali mai realizzate ma si radica nella nostra mentalità praticamente da sempre. Sin dalla nascita dello Stato Italiano almeno. L’unica differenza è che fino ad ora, forse per continuare a serbare privilegi per sé, la classe politica dirigente, ad ogni livello, ha continuato dalle nostre parti a concedere diritti a iosa.

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La ragione potrebbe essere in questo caso costituita dalla presumibile consapevolezza che gli impiegati pubblici, e in generale tutti coloro che hanno avuto riconosciuto un diritto, continuano a costituire dei pacchetti di voti non indifferenti e che forse da parte di ciascuno di noi, la speranza di raggiungere questo o quel privilegio, ci impedisce di dire la nostra fino in fondo.

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