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Termini Imerese: Quando s’annacavinu i picciriddi – di Nando Cimino

Aspetti di vita semplice che raccontano di un tempo lontano, usanze e parole ormai del tutto scomparse

Ricordo ancora perfettamente di quando, soprattutto durante la bella stagione, tante giovani mamme “annacavano” i loro piccoli in strada, per farli addormentare.

Si mettevano davanti alla porta con una robusta sedia di legno e corda, e con un particolare movimento, provocato dalla spinta dei piedi, la facevano dondolare prima sulle gambe davanti e poi su quelle dietro. Per facilitare l’operazione e far si che il bambino potesse fare presto “a vò vò”, gli si metteva in bocca anche “a tettina”, spesso cosparsa di zucchero o miele; e gli si cantava pure una bella ninna nanna: “…dormi figghiu e fai la vò, dormi figghiu da mamma tò…”.

Se nel frattempo il bambino sbadigliava, gli si faceva pure un particolare segno davanti alla bocca strofinando due dita; e se invece starnutiva si diceva subito: “Gesuzzu e Maria”. Ricordo una di queste “folcloristiche” cantilene che faceva pressappoco così: “…sutta un peri di rosamarina, c’è Gesuzzu cu Catarina; Catarina si maritò e a Gesuzzu si pigghiò…”.

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Capitava pure che “u vavà” tardasse a prendere sonno; magari perché disturbato dalle grida dei ragazzini, intenti nei loro giochi. In questo caso la mamma, spazientita, cambiava il tono della voce; e pure la “cantata” si trasformava in una sorta di minaccia e diventava così: “…e si Ninuzzu nun voli durmiri nanài ‘ntò culiddu c’avemu a dari…”!

Anticamente, la parola “nanài”, stava ad indicare le botte; mentre, e sempre fra i ceti popolari della nostra città, si diceva “u vavà” per definire i neonati quando li si mostrava ad altri bambini piccoli. A sua volta, l’atto di prender sonno, era detto “fari la vò” oppure “a vovò”.

Sono, come vedete, aspetti di vita semplice che raccontano di un tempo lontano e di usanze e parole ormai del tutto scomparse; ma che anche nella nostra città, che non era certo un paesino, segnavano lo scorrere lento delle ore e della vita quotidiana di tante famiglie.

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