Carnevale Termitano: A Duminica da “Trasuta ri Nanni” – di Nando Cimino
Era il momento più atteso della festa; che ormai sin dal 1900, quando le due maschere avevano fatto la loro comparsa, veniva vissuto con particolare curiosità

A Termini Imerese con l’avvicinarsi del Carnevale, la domanda che tutti si facevano era: “St’annu unni arrivinu i nanni”? Era argomento di discussione al bar, al forno, o cannolu dove le nostre nonne andavano a riempire bummuli e catina; insomma se ne parlava dappertutto. Si perché “a trasuta ri nanni” era il momento più atteso della festa; che ormai sin dal 1900, quando le due maschere avevano fatto la loro comparsa, veniva vissuto con particolare curiosità.
Ogni anno infatti i nanni venivano fatti arrivare in posti e con mezzi sempre diversi; una volta in treno alla stazione, un’altra al porto dove giungevano a bordo di una imbarcazione, oppure al ponte ra lavata a lana da dove, sopra un carretto, aveva inizio il corteo. Il luogo veniva tenuto segreto e gli organizzatori nulla facevano trapelare fino al mattino del loro arrivo. E per farvene rendere meglio l’idea ecco cosa c’era scritto a tal proposito nel programma del Carnevale Termitano del 1906:
11 FEBBRAIO (Domenica)
“Entrata del Nannu e della Nanna. Donde verranno, con quali mezzi di locomozione arriveranno i nostri cari ospiti è un mistero. Essi, i mattacchioni, non si son curati di farcelo sapere, perciò il Comitato è dolente di non potere appagare la vostra legittima curiosità”.
Come si vede quindi tutti abbottonati e muti; e perciò con l’avvicinarsi della festa quell’attesa veniva vissuta con molta trepidazione; e questo rendeva ancor più interessante l’avvenimento. Al posto ed ora stabilita si riuniva poi il popolo che applaudiva alla loro apparizione e così si dava inizio alla sfilata. I nanni si mostravano allegri ed intrattenevano i presenti con la loro esilarante mimica ballando o facendo sberleffi. Oggi le due maschere sono “assistite” da graziose vallette; ma anticamente furono dei paggi e dei soldati a cavallo con alabarda e poi ancora, tra gli anni cinquanta e sessanta, da due simpaticoni vestiti da cavalieri medievali con tanto di spada. I due, che erano di statura particolarmente bassa, venivano scherzosamente chiamati “i corazzieri”.
Ma dove avveniva la vestizione di coloro che indossavano le maschere prima di mostrarsi al pubblico? Si racconta che nei primi anni del novecento ciò accadesse proprio al Nauthing Sport Club che ne deteneva la proprietà; mentre successivamente, quando le maschere passarono nelle mani di Ignazio Militello, questo “rito” pare venne ospitato nella sede di un altro circolo; ovvero l’Imera Sport Club di cui nel 1921 lo stesso Militello risultava essere presidente.
Quando le maschere divengono proprietà di Agostino la Rocca ed anche quando in sua assenza a gestirle fu il fratello Salvatore, stranamente direi, questa vestizione si svolse non nelle loro case ma in altri posti. Si ricorda in particolare che tra gli anni quaranta e cinquanta ciò avvenne nel quartiere di Sales e precisamente in via Taranto dove abitava il signor Andrea Sansone. Don Andrea infatti, e me ne ha dato testimonianza il nipote che porta il suo stesso nome, fu per molti anni il principale organizzatore del nostro Carnevale; e tutto il programma veniva studiato e messo a punto proprio nella sua casa. Qui durante il periodo di Carnevale si riuniva tutto il comitato ed in un clima di festa e di allegria si confezionavano anche i sacchetti dei confetti che sarebbero stati lanciati dal Carro di u Nannu ca Nanna.
Questo clima di convivialità veniva addolcito dalla discreta presenza della moglie di don Andrea, la signora Stanislao Giovanna; che fu anche la mia maestra di scuola nei primi due anni delle elementari, e della quale serbo un affettuoso e nostalgico ricordo. La Domenica quindi era qui che avveniva la vestizione delle maschere; che sempre in quegli anni, come ricorda ancora il nipote, si avviavano al luogo stabilito per la partenza, a bordo di una bella macchina nera. Ne era proprietario uno dei componenti del comitato, tale signor Bordonaro che la utilizzava come auto da noleggio. Il quartiere di Sales era quindi considerato in quegli anni il cuore pulsante del nostro Carnevale; e si ricorda pure che in molte di quelle case, per lo più abitate da contadini, vi si organizzavano feste e divertimenti.
Negli anni ottanta i nanni cambiano ancora residenza; e stavolta si trasferiscono nella casa del cav. Ignazio Casamento in un antico stabile di via Mazzini giusto a pochi passi dal Duomo. Anche qui l’atmosfera era particolarmente gioiosa; ed in questo caso, siccome in quegli anni ad occuparsi della organizzazione del carnevale era già la Pro Loco, nelle sere prossime alla festa tutto il Consiglio si riuniva nella casa du zzu Gnaziu come tanti affettuosamente lo chiamavano; e li si tirava sino a notte fonda. La prima volta che le due maschere du nannu ca nanna usirono dalla casa del loro proprietario fu nel 1995. Siamo stavolta in un elegante palazzo del quartiere Mazziere dove Don Agostino La Rocca abitava e dove finalmente u nannu ca nanna potevano veramente sentirsi a casa.
Era una Domenica mattina di sole ma con forte vento, quando i nanni salirono su una lussuosa decappottabile bianca; e preceduti da tanti gruppi appiedati e con accanto l’attrice Dalila Di Lazzaro madrina della manifestazione, giunsero in piazza Duomo dove un numeroso pubblico attendeva per l’apertura del Carnevale. Da allora le maschere non si sono più mosse dalle case della famiglia La Rocca, ed ormai da tanti anni, e da li che si preparano alla festa ed all’incontro con tutti i loro nipoti.