“Un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro e per l’attualità delle sue riflessioni”.
Così Papa Francesco appena un anno fa, parlava del Giudice Rosario Livatino – nato il 3 Ottobre 1952 a Canicattì e ucciso dalla mafia in odio alla fede, il 21 Settembre del 1990.
Oggi è lo stesso Pontefice che, col riconoscimento del martirio, incammina questo giovane magistrato siciliano, all’onore degli altari come prossimo nuovo Beato. Una vita dedicata agli studi di Giurisprudenza e alla conoscenza profonda del fenomeno mafioso con la grande capacità di trovare nessi e ricreare trame, tanto da firmare sentenze importanti che lo avrebbero portato nel mirino di Cosa Nostra. Impegno e fede, in un uomo sempre attento alla persona e alla dimensione della redenzione oltre che a quella del reato, quindi capace di condannare ma anche di capire, dando, come lui stesso scriveva, “alla legge un’anima”.