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Termini Imerese: C’era una volta la Via Stazzone – di Nando Cimino

Ma perché si era voluto dare questo nome alla via?

Anticamente, tante delle vecchie strade di Termini, ebbero a prender nome dagli stessi nostri concittadini che le contraddistinguevano per via di talune loro caratteristiche. Questo poteva derivare dal fatto che vi abitasse qualche personaggio importante, come la via Cavaliere, o per il passaggio costante di animali, come via delle Mandrie; o, come in questo caso, per la presenza di una particolare attività lavorativa.

In uno stradario del 1935, ancora in quegli anni esisteva nella nostra città una strada che si chiamava via Stazzone. Si trattava in realtà di un largo sentiero di campagna, praticato perlopiù da carrettieri e contadini, che lo utilizzavano per evitare la ripida salita detta dei Mulinelli. Secondo lo stradario, nella via dovevano esserci pochissime case; infatti i numeri 1-9 riportati nell’ultima colonna a destra, altro non sono che i dispari, iniziale e finale, con i quali erano segnate le abitazioni.

La via Stazzone aveva inizio poco fuori Porta Palermo, e potremmo in buona parte identificarla con la odierna via del Mazziere; strada che infatti in quegli anni non esisteva ancora. La strada, scendendo, si inoltrava poi fin verso l’attuale limite del quartiere oggi conosciuto come “Beato Agostino Novello”, e andando giù confluiva poi nella statale 113 poco prima del ponte San Leonardo. Ma perché si era voluto dare questo nome alla via? Ciò era dovuto al fatto che proprio poco più avanti della fine della strada, sorgeva un vecchio stazzone; fabbrica i cui resti, sono ancora oggi ben visibili. In passato, i stazzuna, erano una delle principali attività industriali di Sicilia.

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Vi si fabbricavano soprattutto tegole (i canali), ma anche mattoni, tubi per grondaie, e in qualcuno anche utensili di uso domestico come pentole di cotto o giare. Potrete quindi ben immaginare come, la via Stazzone, dovesse essere parecchio trafficata da muli e carretti che facevano la spola tra la fabbrica e la città. A Termini pare ci fosse anche un altro stazzone; quest’ultimo ubicato invece fuori porta Baddoma nei pressi del torrente Barratina. Per il fatto che tenessero continuamente accesi i loro forni, erano a quei tempi considerate delle attività inquinanti; e per questo, nella maggior parte dei casi, si trovavano ubicati fuori le mura della città.

Non di secondaria importanza era anche il fatto, ed è il caso di quelle di Termini, che essere si trovassero nelle vicinanze di corsi d’acqua; li infatti, oltre al prezioso liquido, era più facilmente reperibile anche l’argilla (a crita). Sorpassate da ben più moderni impianti industriali, oggi queste antiche fabbriche sono pressoché scomparse; ma in molte città resistono ancora nella toponomastica. Infatti ci sono vie Stazzone a Catania e Palermo, a Vicari e Caltanissetta e chissà in quanti altri paesi di Sicilia. Termini Imerese, purtroppo, non conserva più neanche questo “effimero” ricordo; che sarebbe servito a far memoria di un industrioso passato ormai lontano.

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