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Termini Imerese: I segni della Quaresima alla Chiesa della Gancia – di Nando Cimino

Termini Imerese è stata ed è ancora oggi particolarmente devota all'Ecce Homo; e ne sono testimonianza anche immagini presenti nelle chiese ma pure in qualche edicola per le strade della città

Sono tanti nelle chiese di Termini Imerese i segni che richiamano alla Quaresima; periodo in cui è predominante l’aspetto penitenziale che ci riporta ai giorni della Passione e Morte di Gesù.

Nella chiesa della Gancia spicca per espressività il bellissimo Ecce Homo in legno risalente al seicento che ne orna una delle nicchie. Ad esso sono legati anche tanti ricordi della religiosità popolare dei termitani; infatti, e fin negli anni sessanta del novecento, la Sacra Immagine di Gesù prigioniero veniva portata in processione seguita da una moltitudine di fedeli. La vara veniva sorretta a spalla dai confrati del terz’ordine francescano; e la statua era sormontata da uno scenografico baldacchino rosso che dava al corteo un senso di particolare solennità.

In preparazione della ricorrenza si svolgeva in chiesa un triduo di preghiera durante il quale la statua veniva eretta sull’altare; e per l’occasione i frati facevano stampare e distribuivano anche un santino a ricordo. Termini Imerese è stata ed è ancora oggi particolarmente devota all’Ecce Homo; e ne sono testimonianza anche altre immagini presenti nelle chiese ma pure in qualche edicola per le strade della città. Tra queste meritano una segnalazione quelle che si trovano a Termini Bassa; una a ridosso della parrocchia della Consolazione quasi ad inizio della Via Roma, ed un’altra cappella nel Corso Umberto e Margherita nei pressi della scalinata di via Ostia che porta alla antica chiesa di San Francesco di Paola.

Ed all’Ecce Homo, che raffigura Gesù condannato a morte, è dedicata questa antica preghiera siciliana che così recita: “A la morti è cunnannatu comu un latru scilliratu, e la cruci ‘ncoddu porta e un c’è nuddu ca u cunforta. O Maria Addulurata, a sta sorti abbannunata, la tò pena e puru mia pi stu figghiu all’aunia”.

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