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Termini Imerese: La Chiesa di Santa Maria Degli Agonizzanti – di Nando Cimino

L'edificio religioso, di piccole dimensioni ed annesso al vecchio ospedale detto di “Fatebenefratelli”, era stato costruito nel XV° sec.

Probabilmente tanti di voi non sanno che a Termini Imerese esiste una Chiesa che si chiama Santa Maria degli Agonizzanti. Ma prima di dirvi dove si trova è giusto sapere anche che anticamente, e questo è documentato almeno fin verso la fine dell’ottocento, c’erano nella nostra città dei sacerdoti che, pagati dal Comune, svolgevano il compito di “Assistenti al ben morire” o, come si diceva pure, di “Rigordanti”.

Essi si recavano nelle case dove era stata segnalata la presenza di un moribondo, e dopo l’estrema unzione somministravano loro il viatico. Per far ciò seguivano un “codice” che indicava testualmente così:

“….Però il tempo di ricevere questo Sacramento non è quando l’infermo sta vicino all’agonia, come fuori di se e senza forze, ma quando sta in se e corre moralmente probabil pericolo di vita…..”.

Dopo la visita del sacerdote che andava a piedi nelle case insieme ad un accompagnatore, od a bordo di una portantina detta proprio “Portantina del Viatico”, i parenti si recavano nella Chiesa di Santa Maria degli Agonizzanti e li pregavano la Madonna affinché il loro congiunto potesse morire serenamente.

La Chiesa, di piccole dimensioni ed annessa al vecchio ospedale detto di “Fatebenefratelli”, era stata costruita nel XV° sec. e si trovava all’interno di un cortile dal quale si accedeva pure alla vicina Chiesa di Santa Maria della Misericordia. Da quel che si sa vi aveva la sua sede anche una confraternita detta proprio degli “Ospedalieri”; ma in seguito alla soppressione degli ordini religiosi la chiesa venne scorporata ed il Comune la destinò a sala prove della banda musicale.

Dell’antico luogo di culto, oggi inglobato all’interno del Museo Civico “Baldassare Romano”, sono ancora ben visibili i pregevoli affreschi seicenteschi che ne ornavano le pareti; e vale bene quindi una rispettosa visita anche nel ricordo delle preghiere e delle tante lacrime che li versarono i nostri antenati.

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