Termini Imerese: Ma picchì a Maronna scinni e acchiana? – di Nando Cimino
E' questa la nostra storia e sono queste le nostre tradizioni; e spero che a nessuno venga mai in mente di cancellarle
Sono uno che quando ascolta certi discorsi, e sente opinioni senza senso buttate a caso da persone presunte “addette ai lavori”, evidentemente ne soffre. Ma sono pure uno che non si arrende; e da cocciuto ricercatore, vado a caccia di documenti per dare risposte che siano il più possibile valide e non campate in aria.
“Ma chi su sti Maronni ca scinninu e acchianinu”, mi disse tempo fa un tizio che evidentemente poco conosceva della storia e delle tradizioni termitane, e che non essendo del posto ovviamente non ne comprendeva il senso. Si riferiva chiaramente al fatto che da noi le statue della Immacolata, oltre ad essere tre, si spostavano pure da una chiesa all’altra sostandovi per qualche giorno prima di una ulteriore processione di ritorno.
Il documento che vedete in foto e che qui vi propongo è importantissimo; e lo pubblico per conoscenza ed a beneficio di chi, queste tradizioni non le ha a simpatia. Questo scritto reca la data del 1770, ma anche a quel tempo era già tradizione, e ci dimostra di come pur 250 anni fa, la Immacolata del Duomo durante la processione dell’otto Dicembre venisse trasferita nella chiesa Madre di Termini Bassa ovvero alla Parrocchia della Consolazione. Ovviamente non era la attuale statua, che risale al 1799, ma quella più piccola in legno che si portava in processione sin dal seicento. Il foglio che vedete è una sorta di nota spese che reca la data del 9 Dicembre del 1770 e dove ad un certo punto è così scritto:
“In aggiunta della spesa che occorre per trattenersi la Sagra Immagine dalli 8 Dicembre e sino alla prossima domenica in codesta parrocchiale chiesa….”.
Poche parole ma sufficienti a farci capire che già nel settecento, ma era così pure prima, la Immacolata che l’otto Dicembre usciva in processione dal Duomo, veniva portata alla Consolazione per essere venerata anche dai fedeli della parte bassa della città; e li sostava fino alla Domenica successiva quando avveniva il ritorno.
E’ questa la nostra storia e sono queste le nostre tradizioni; e spero che a nessuno venga mai in mente di cancellarle.