Termini Imerese…quando c’erano i Carrittera – di Nando Cimino
Inconfondibile era il suono di ciancianeddi ed il rumore che facevano le ruote sulle balate mentre il carrettiere roteando in aria la sua zzotta spronava il cavallo con parole spesso incomprensibili
Anticamente e fin verso la fine degli anni cinquanta del novecento, nella nostra città i carrettieri erano veramente tanti; trasportavano masserizie, sabbia, ciotoli di mare, travi e legname, braccami e ramagghia per i tanti forni a legna ed altro materiale che spostavano da una parte all’altra della città ma anche fuori.
Senza contare poi che di carretti ne possedevano pure gli ancora numerosi contadini e gli ambulanti che vendevano la loro merce porta a porta. Inconfondibile era poi il suono di ciancianeddi ed il rumore che facevano le ruote sulle balate mentre il carrettiere roteando in aria la sua zzotta spronava il cavallo con parole spesso incomprensibili.
“Acchia mareddu…tira” questo è uno di quelli che mi ricordo, quando il cavallo ansimando saliva per la via Stesicoro (u stratuni) o per la insormontabile via Armando Diaz (a strata ranni); dove spesso qualche mascalzoncello, rendeva ancor più gravoso il peso, appendendosi con le mani alle assi posteriori per farsi “carruzziari”.
Nel mio quartiere c’era u zzu Binirittu che faceva tirare il suo carrettino ad uno smagrito asinello al quale in estate, per protezione, metteva in testa un largo cappello di paglia a cui aveva praticato due fori per le orecchie. A volte il carrettiere procedeva cantando; e questo che vi riporto è proprio parte di un antico canto di carrettieri siciliani che ho trascritto nella parlata in uso a Termini Imerese.