Giuseppe Denaro al Carnalivari Tirminisi – di Nando Cimino
Cosa ha a che fare Peppino Denaro con il Carnevale Termitano?
Chi come me ama la Sicilia e ne studia le tradizioni popolari, si sarà sicuramente imbattuto in un poeta che della poesia in dialetto ha fatto la sua ragione di vita.
Vi parlo di Giuseppe Denaro, o meglio Peppino o “Turneddu” per come a volte amava firmarsi; autore prolifico nato a Catania nel 1886 e morto a Palermo il 3 giugno del 1972.
Giuseppe Denaro dopo il diploma conseguito all’istituto nautico, si imbarca come mozzo in una nave della famiglia Martoglio di cui in quegli anni era capitano proprio il giovane Nino. Fu quella vicinanza che gli aprì la strada ai versi in vernacolo che poi, nel corso della sua lunga carriera, lo porterà a comporre numerose ed apprezzate liriche. Tante le poesie ispirate alla terra di Sicilia ma anche agli uomini, alla vita e all’amore; temi che egli trattava a volte anche con particolare vena umoristica.
Nel 1925 smessa la sua attività di marinaio si dedicherà interamente all’arte e lo farà incominciando con il prendere la direzione di un noto giornale dialettale che si chiamava “PO’ TU CUNTU”; pubblicazione quindicinale che ben presto si trasformerà in un vero e proprio organo di divulgazione della poesia dialettale siciliana, entrando anche nei circoli e nei salotti borghesi delle principali città. Ma a questo punto vien da chiedersi cosa ha a che fare Peppino Denaro con il Carnevale Termitano?
Ebbene nel 1918, dopo essersi sposato, Giuseppe Denaro si trasferisce da Catania a Palermo; ed inizia così a frequentare anche la nostra città e i tanti circoli, dove veniva spesso invitato a declamare i suoi versi. Denaro si innamora di Termini ma soprattutto del carnevale a cui ogni anno non voleva mai mancare per assistere alle sfilate dei carri allegorici. Ed il suo amore per questa nostra tradizionale festa fu tale che egli, sebbene di origini catanesi, piuttosto che al carnevale di Acireale volle dedicare dei significativi versi proprio a quello di Termini Imerese di cui era “pazzamente” innamorato. Ecco cosa scrisse:
“Stu beddu carnivali tirminisi
sta supirannu Viareggiu e Nizza!
Chi festa granni ‘na chiustu paisi
chi gioia, chi risati, c’alligrizza.
C’è carri, balli, premii e surprisi,
carni, viscotta, cutini e sasizza.
Cessa la festa, mori nanna e nannu,
ma mascarati ci nn’è tuttu l’annu!”.