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Quanti “porci” a Termini Imerese – di Nando Cimino

Chissà pure quanta cutini e sasizza avranno mangiato nel 700 i nostri concittadini per Carnevale

Nella foto la pagina di un documento del 1726

Tanti ma veramente tanti i porci, e quindi chissà pure quanta cutini e sasizza avranno mangiato nel 700 i nostri concittadini per Carnevale.

Quante notizie curiose si apprendono infatti spulciando vecchi registri che ci danno conferma di come già in quegli anni nella nostra città fosse ben presente la consuetudine di festeggiare il Carnevale. Pensate che i giurati del tempo già mesi prima contrattavano con gli allevatori preparando il bando per l’acquisto di capi di bestiame, soprattutto porci, in previsione del fatto che sin dal 6 Dicembre giorno di San Nicola, il consumo di carne aumentava in maniera esponenziale fino a raggiungere il suo picco proprio a Carnevale. Nei tanti documenti che mi sono capitati fra le mani uno di questi che vedete in foto, ci testimonia della offerta, e non era la sola, di ben 188 porci da avviare alla scannatura e poi al consumo.

Tra gli allevatori che si proponevano risalta con più frequenza il nome di un certo Scimeca di Caccamo; mentre il gabellotto era in quell’anno un tal Domenico Romano . Ma c’era pure chi, di questo ben di Dio, è il caso di dire, ne godeva gratuitamente; e nella fattispecie erano proprio i preti, a cui gli amministratori facevano regali per il solo fatto che predicassero anche nei giorni di Carnevale. In quel secolo infatti nei tre giorni che precedevano le Ceneri, nelle chiese allo scopo di porre rimedio ai peccati delle sfrenatezze carnascialesche, si predicavano le Quarantore. Ed a tal proposito, in un altro documento del 1711 è pure riportata quest’altra curiosità che così è testualmente descritta:

“D Geronimo Marino 24 a pagare a Caetano D’Ascia, 2 onze quali si pagavano per il realo fatto d’ordine nostro , al Rev. Sacerdote Dr. Don Pietro Fontanetta nella Santa Quaresima nella Maior chiesa di questa città, tanto nell’ultimi giorni di Carnovale in prezzo di galline, vino, e una lonza di porco…”.

Insomma per il semplice fatto di avere predicato in chiesa le Quarantore, un prete nostro concittadino, Don Pietro Fontanetta beato lui, si era pappato le galline, il vino e la lonza di porco. Quando si dice…“Predica bene e razzola male”! – Buon appetito e buon Carnevale!

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