Termini Imerese: A Nanna Di Carnalivari – di Nando Cimino
Anche la figura della Nanna è presente in qualche altro Carnevale Siciliano; ed è una presenza sotto certi aspetti anomala che lo stesso Pitrè definisce quasi come una creazione di cattivo gusto
Dopo avere parlato del nostro beneamato Nannu, per parità di genere, come si dice oggi, è giusto parlare anche della sua inseparabile compagna ovvero a Nanna. Anche questa figura è presente in qualche altro carnevale siciliano; ed è una presenza sotto certi aspetti anomala che lo stesso Pitrè definisce quasi come una creazione di cattivo gusto.
Ed in effetti se si vuol soprattutto fare riferimento alla cosiddetta “Nanna Prena” di taluni carnevali, probabilmente tanto torto non gli si può dare; a chi infatti, se pur di allegoria si tratta, non verrebbe strano immaginare una vecchia incinta che peraltro intende simboleggiare la fertilità?! – Ma si dice: “Paese che vai usanze che trovi”; ed a Termini Imerese, laddove a differenza di qualche altro carnevale la nanna sopravvive; nell’immaginario collettivo e fin dalla sua prima apparizione, gli è stata attribuita la raffigurazione di prosecuzione calendariale del tempo; ovvero, morto il Nannu Re Del Carnevale, arriva e ci rimane la Quaresima.
E questa simbologia è evidente anche nella stessa scelta fisica che da sempre contraddistingue colui che ogni anno ne veste i panni; anche se qualche volta non è stato così. A Nanna infatti deve essere, come diciamo a Termini, “sicca e longa”; laddove sicca sta per magra mentre longa, oltre che fare riferimento alla sua altezza che è sempre superiore a quella del Nannu, bassino e tarchiato, intende alludere proprio alla lunghezza del Tempo di Quaresima che, essendo periodo di penitenza, sembra quasi non voler finire mai.
C’è quindi anche in questo caso un richiamo, se pur “trasversale”, alle origini della festa; di cui ci riporta alla mente gli antichi aspetti religiosi rimandandoci ai riti dionisiaci ed alle “allegre” celebrazioni in onore della dea Iside. I nostri Nanni, a differenza di quelli del defunto Carnevale di Palermo, non sono semplici maschere che ci appaiono quasi come entità evanescenti; ma sono personaggi che si muovono tra il mistico ed il metafisico e che il tempo ha permeato di ancestrali segni antropologici, retaggio di antichi usi e credenze del mondo agricolo locale; che da secoli, e fin negli anni cinquanta del novecento, era molto “esuberante” e tale da costituire la principale risorsa economica della città.