RubricaTermini Imerese

Termini Imerese e il Ponte San Leonardo – di Nando Cimino

L'imponente ponte ad arco, che ancora oggi si fa ammirare per la sua maestosità e la elegante bellezza, ha una larghezza di circa 30 metri e venne realizzato nel 1723 su progetto di Agatino Daidone

Il conosciutissimo e monumentale Ponte San Leonardo prende il nome dal fiume che lo attraversa; e lo stesso corso d’acqua, che in passato era detto “Fiume di Termini”, pare fu così chiamato per via di una chiesetta dedicata proprio a San Leonardo e che anticamente si trovava nei pressi delle sue sponde. L’imponente ponte ad arco, che ancora oggi si fa ammirare per la sua maestosità e la elegante bellezza, ha una larghezza di circa 30 metri e venne realizzato nel 1723 su progetto di Agatino Daidone.

Si dice sia stato fabbricato in meno di tre mesi e con l’impiego di ben 500 operai, ivi compresi falegnami e carrettieri ed anche l’utilizzo di una coclea per asciugarne l’alveo e piantare le palificazioni di base. Gli studiosi ne riportano la costruzione nel periodo in cui la Sicilia si stava dotando di una vera e propria rete viaria carrozzabile; e proprio a Termini si era deciso di modificare il percorso della vecchia strada Consolare Valeria facendola stavolta passare all’interno del centro abitato. Il Ponte San Leonardo faceva parte di questo progetto ed era un’opera sicuramente bella e ardimentosa che però, in alcune sue parti, anzi proprio in quelle basi di appoggio palificate, incominciò a mostrare presto qualche criticità. Questo è almeno quello che ci svelano alcuni documenti inediti che ho personalmente scovato tempo fa in biblioteca e che ci raccontano del fatto che quel ponte necessitava di continue cure rischiando, differentemente, di fare la stessa fine dei suoi, forse sei, predecessori. Ecco in particolare cosa si legge in un verbale che in questo caso risale al 30 Agosto del 1792 nel quale i Giurati della città così scrivono:

“….Necessitando farsi diversi ripari che abbisognano al Ponte di Termini per causa delle alluvioni dei tempi scorsi,….i deputati dell’Ill.ma Deputazione di questo Regno di Sicilia incaricati per la costruzione delle Regie nuove strade di questo suo regno, commesso all’Ingegnere Com.le Don Salvatore Attinelli ed all’Ing. Don Cristoforo Cavallaro…di portarsi sopralluogo per osservare tutto quello che abbisogna per li ripari suddetti e formarne la di loro relazione….”.

Di analogo periodo un altro documento; nella fattispecie una lettera inviata dai Giurati termitani alla “Illustrissima Deputazione del Regno Dipartimento dei Ponti”, e che anche in questo caso ci riporta del fatto che il ponte, ad ogni piena, rischiava di deteriorarsi. Ecco in questo caso quello che scrivevano:

“…..Nel nostro famoso Ponte di San Leonardo trovasi un fossato sotto la banconata del piè dritto che guarda a Palermo, accogionato dalle stesse acque il quale può apportare sommo danno alla stessa banconata….”.

Ancora una volta quindi il ponte, eroso dalle acque nelle fondamenta, era ritenuto a rischio di crollo. E ciò è ancor più chiaro in un altra lettera del 1796, sempre inviata allo stesso ente, che così testualmente recita:

“….Siamo nella precisa necessità di rapportare a V.C. che le acque del fiume San Leonardo hanno portato via la nuova palaccionata fattagli in piè del balatato del ponte, quali acque hanno fatto un gran fossone sotto l’arco dello stesso ponte e sotto il piede dritto del medesimo…..e la V.C intenda prendere le opportune provvidenze al riparo, per non accagionarsi qualche danno allo stesso ponte”.

Agatino Daidone nativo di Calascibetta e che era anche valente pittore, scenografo e matematico, in effetti aveva si costruito un bel ponte; ma probabilmente non aveva fatto bene i conti, o forse si, anche con l’impeto delle acque del fiume di Termini che ad ogni pioggia ne corrodevano le basi. E così, sebbene vi fosse stata scolpita la figura di un viandante con la scritta “Secura Quies”, forse ai viaggiatori e non solo a loro, quel ponte proprio tanto sicuro non doveva sembrare; e creava spesso allarmi. Ad ogni buon conto, in barba a qualsiasi ipotesi e deduzioni postume, da ormai trecento anni il vecchio Ponte San Leonardo è ancora li a fare bella mostra di se; ed in passato c’era pure chi, grazie ad esso, ne aveva tratto lauti guadagni.

Questo è infatti ciò che ci viene documentato sin dal 1629 quando in città arriva il cosiddetto “Barone del Pontaggio”. Si trattava di Raffaele Vanni nato a Palermo nel 1597, che aveva acquisito il titolo di Marchese di Roccabianca dopo avere sposato Eleonora Termine e Bologna, figlia del Barone di Birribaida. Quello del pontaggio era un diritto medievale che consentiva a chi lo aveva acquisito, di riscuotere una tassa da chiunque, durante il suo cammino, si trovasse a dover attraversare un ponte. Nel caso di Termini Imerese esso veniva esercitato sia nel Ponte sul fiume San Leonardo ma anche in quello di Fiumetorto; i due ponti erano infatti presidiati da degli addetti che controllavano il passaggio di uomini e mezzi e riscuotevano una tassa che veniva poi versata proprio nelle tasche del “Barone del Pontaggio”; insomma qualcosa di molto simile a quello che succede oggi con i pedaggi autostradali!

Ma ancora, e questo fin verso la fine dell’ottocento, a recuperare qualche spicciolo grazie a quel ponte, ci pensavano pure i cosiddetti “ammutta carretti”. Si trattava di alcuni volenterosi e forzuti nostri concittadini che si erano inventati un mestiere che probabilmente in poche altre parti di Sicilia era possibile svolgere. Li chiamavano pure “marauna” o “vastasi”; ed il loro compito era quello di spingere i carretti che, specialmente se carichi, avevano grosse difficoltà a salirne le ripide rampe. Era in qualche maniera un lavoro stagionale; infatti d’estate quando scendeva poca acqua, tanti carrettieri preferivano attraversarne il greto, piuttosto che avventurarsi nella impervia salita e pagare pure gli “ammutta carretti”.

Si racconta a tal proposito che, così come sul Fiumetorto con la Madonna del Ponte, anche qui, in uno dei lati all’inizio della rampa, era stata posta una statuetta della Madonna; che però dopo qualche tempo venne tolta perchè i carrettieri, imprecando arrabbiati per la difficoltà del percorso, vi lanciavano contro pietre. E d’altronde, come sostengono alcuni studiosi riportandolo da antichi testi, il ponte era stato in qualche maniera concepito anche per sembrare un vero e proprio arco di trionfo in onore di Re Carlo III°; e sempre a proposito delle sue rampe di accesso, un altro autore così scriveva:

“….Le due salite di questo edifizio sono ripidissime e cadono ad anglo retto da entrambi i lati, per modo che a grande stento i cavalli vi ascendono…..”.

Oggi, le acque che scorrevano copiose sotto quel ponte, ingabbiate da una poderosa diga, non fanno più paura. Diversa cosa accadeva invece in passato quando, durante gli inverni particolarmente piovosi, il fiume non esitava a straripare provocando pericolose alluvioni e facendo gravissimi danni. Vi documento di una di queste, tra le più tragiche che si ricordino, e che si trova descritta in un verbale della Giunta Comunale dell’anno 1865 che così parla del grave evento:

“…..Il giorno tredici dopo l’imbrunire della notte il tempo si rompeva a dirotta pioggia, il rumore del tuono continuato annunziava imponente tempesta, le acque si versavano a torrente ed i fiumi mal potendo sopportare la piena delle stesse, straripavano. Quale orrendo spettacolo si mostrasse all’occhio impaurito dè cittadini allo spuntare dell’alba sarebbe impossibile descrivere. Il fiume San Leonardo rompendo sotto corrente il margine del suo alveo da più tempo scalzato, irrompendo furiosamente nei laterali giardini avea tutto travolto nella sua foga. Alberi, viti, ortaggi, case, animali e persino due uomini: tutto era sparito , e li dove il giorno avanti si vedea la più industriosa e lussureggiante vegetazione altro ora non scorgersi che ammassi di pietre, di arena, di melma, che hanno ridotto in landa diserta quei giardini che poteansi dire modello di cultura. Ne questo è tutto. Il fiume che paria di arrivare al ponte deviò dal suo corso pel nuovo…..apertosi nei giardini fa ritenere a buon senno che appena nuove acque verranno ad ingrossarlo proseguirà sempre la nuova strada e ne procurerà gravissimo danno di restare il ponte inutilizzato ed i numerosi proprietari di quella contrada affatto privi de loro fondi con grave detrimento delle loro finanze e dell’Erario Nazionale….”.

Insomma una vera catastrofe che provocò la morte di due nostri concittadini e gravissimi danni al ponte stesso; il cui utilizzo però, come vedremo, avrebbe comunque avuto vita breve. Arriviamo infatti al 3 Giugno 1878 quando in una riunione del Consiglio Comunale, per la prima volta si parla di costruire un nuovo ponte stradale per l’attraversamento del fiume San Leonardo e mandare in “pensione” il vecchio monumentale arco di Agatino Daidone. Il verbale della seduta a tal proposito così riporta:

“….Letto dal segretario l’ordine della presente convocazione straordinariamente autorizzata dal Sig. Sotto Prefetto del Circondario….il Presidente manifesta che presso la Diputazione Provinciale si tratta della costruzione di un novello ponte sul torrente San Leonardo occasionalmente alla quale parecchi di questi amministratori hanno manifestato il desiderio che detto novello ponte sia costruito a fianco di quello della via ferrata onde rendersi agevole lo sviluppo di un braccio di strada a ruota da questo punto alla località del molo in costruzione….”.

Quindi si chiedeva che il nuovo ponte fosse costruito il più vicino possibile alla ferrovia da poco tempo ultimata; ed il motivo lo si intuisce da successive note. Volendo infatti evitare che i mezzi di trasporto attraversassero la città, il comune a sua volta si obbligava a proprie spese a costruire una nuova strada, ad oggi ancora non fatta, che dai Mulinelli e seguendo proprio la ferrovia, arrivasse fino al porto allora in costruzione. Il nuovo ponte, attraversato oggi dalla SS 113, sarebbe poi stato costruito in ferro; e anch’esso divenuto con il passare degli anni pericoloso ed impraticabile, oggi sta per essere sostituito da una nuova e ben più moderna struttura. Ma il vecchio Ponte San Leonardo è sempre li che guarda sornione; e parla a chi lo sa ascoltare, raccontando la sua antica storia. Ed anche se non corre più il pericolo delle piene, egli è comunque ancora coccolato e ben protetto grazie all’interesse della Associazione “Rodo Arte Onlus” e del suo dinamico Presidente Arch. Rosario Ribbene che insieme ai soci ed a tanti appassionati si sono prodigati per farne un Presidio Permanente di Bellezza e Luogo della Identità e della Memoria della Regione Siciliana.

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