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Termini Imerese: C’era una volta la diligenza – di Nando Cimino

Termini Imerese era allora la città più importante della provincia; ed era molto frequentata anche dalla borghesia palermitana che veniva nella nostra città per affari, o per i bagni termali

Fu il primo servizio pubblico ad essere inaugurato; e finalmente consentiva ai viaggiatori termitani di raggiungere “facilmente” Palermo. Siamo nel lontano 1844 ed ovviamente la ferrovia non c’era ancora; e così Carlo Andrea Merk, imprenditore che gestiva trasporti con diligenze, aveva ben pensato di offrire tale opportunità anche agli abitanti della provincia.

Erano due i mezzi che facevano giornalmente la spola tra la nostra città e la capitale; una si chiamava “Intrepida”, e l’altra, proprio in omaggio alla storia di Termini, “Imera”. Da Termini Imerese le diligenze partivano alle 20 in punto. La fermata si trovava nella odierna piazza Umberto 1°, davanti al “Caffè Gervasi”, dove era anche possibile acquistare i biglietti; mentre a Palermo era posta in via Cintorinai, oggi Paternostro, davanti al palazzo Cattolica.

Non tragga in inganno l’ora; infatti, ancora nell’ottocento, il computo delle ore era diverso da oggi; e secondo una tabella che mi è capitata di consultare le ore 20 non corrispondevano alle otto di sera bensì alle 10,30 del mattino. Il costo del viaggio da Palermo a Termini e viceversa, era di 6 tarì; e non tutti ovviamente potevano permetterselo. Il servizio infatti era di una certa “eleganza” e comodità; e veniva evidenziato il fatto che tutti i viaggiatori avessero a disposizione un posto a poppa riservato e numerato. Non so dirvi quanto impiegasse la diligenza per percorrere l’intero tragitto; anche perché durante il percorso erano previste delle fermate intermedie a Trabia, Altavilla, Bagheria e Fondachello.

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Certamente i termitani accolsero la novità con favore ed entusiasmo; anche perché ancora fin verso la metà dell’ottocento, la strada carrozzabile che partiva da Palermo in direzione Messina, finiva proprio a Termini Imerese; e chi per esempio voleva raggiungere Cefalù era costretto a farlo a dorso di mulo o usando la lettiga. La lettiga era una specie di grande portantina poggiata con delle assi su due muli, uno davanti e l’altro dietro, che erano “guidati” da due addetti. La velocità era “ridicola”; e infatti per arrivare da Termini a Cefalù, pericoli e scomodità a parte, di solito si impiegava non meno di sette ore.

La pubblicità, a dimostrazione che l’uso della diligenza, mezzo allora modernissimo, fosse rivolto in gran parte alla gente facoltosa, ed a Termini erano in parecchi, era fatta anche attraverso i giornali che venivano letti nei salotti bene e nei circoli. In quegli anni a Palermo si stampava il “Giornale delle due Sicilie”, il “Giornale dei Teatri” e, come vedete, anche la “Gazzetta dè Saloni”; pubblicata da un editore che ne aveva acquistato i diritti in America.

Termini Imerese era allora la città più importante della provincia; ed era molto frequentata anche dalla borghesia palermitana che veniva nella nostra città per affari, o per i bagni termali.

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