Termini Imerese: La storia di “San Giuseppi cunfusu” – di Nando Cimino
Non sorridete e non meravigliatevi perché è proprio cosi che veniva soprannominata una immagine di San Giuseppe che si trovava nella nostra chiesa Madre
A volte la fantasia popolare raggiunge livelli non facilmente immaginabili, e spesso a farne le spese sono anche i santi; così a Termini Imerese oltre ad avere “U Crucifissu chi peri chiatti” che si trova nella chiesa di San Bartolomeo, abbiamo pure un “San Giuseppi cunfusu”.
Non sorridete e non meravigliatevi perché è proprio cosi che veniva soprannominata una immagine di San Giuseppe che si trovava nella nostra chiesa Madre. Ma come si è arrivati a questa “’nciuria “? Ebbene si narra, ma è un racconto tramandato a voce, che la mamma di una giovinetta da marito che aveva più pretendenti, si recasse spesso a pregare l’immagine del Santo Patriarca per essere illuminata nella scelta. Ma niente, la donna non sapeva decidersi su chi consigliare alla figlia; e così nel dare la colpa al povero San Giuseppe, una volta a voce alta la si senti esclamare: “San Giuseppi mi pariti cchiù cunfusu ri mia”!
Povero santo mi verrebbe da dire; perché quella frase proferita a voce alta ed ascoltata da altri presenti, fece subito il giro della città; e così quella immagine venne presto e popolarmente identificata come San Giuseppe “u cunfusu”. Trattandosi di tradizione orale di certo non metto le mani sul fuoco sul fatto che possa esser andata proprio così, ma di sicuro quell’appellativo è cosa vera; e ne parla infatti anche Giuseppe Navarra nel suo libro “Termini Com’era” che proprio sull’argomento così scrive: “In Maggior Chiesa, nella seconda cappella a destra, vi era un piccolo quadro che raffigurava un San Giuseppe accigliato e cogitabondo, da tutti riferito come “San Giuseppi U Cunfusu”; davanti questa immagine, all’impiedi, sostavano molte donne che confidavano al Santo le loro pene, sommessamente e audibilmente; ma quando si implorava la grazia, le parole erano scandite in tono più chiaro, ma con una leggerissima sfumatura di intimidazione….”.
Ecco questa è la narrazione di questo curioso fatto; aggiungo che il professore Navarra, come avete letto, parlava di un quadro; mentre anni fa qualche nostro anziano concittadino che ne conosceva la storia, mi indicò invece una statua, che è quella che vedete in foto, e che si trova sempre nella seconda cappella di destra del nostro Duomo. Ad ogni buon conto, quadro o statua che fosse, a Termini abbiamo avuto anche un “San Giuseppi Cunfusu”!