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Termini Imerese e le Case di Mussolini – di Nando Cimino

Erano gestite dal Comune e vennero inizialmente destinate ad alcune famiglie che avevano perduto la loro abitazione a causa di una frana avvenuta nel quartiere di Porta Baddoma

Questa foto ci mostra, riprese dall’alto, una serie di casette tutte uguali che possiamo in qualche maniera considerare le prime case popolari consegnate nella nostra città.

Erano gestite dal Comune e vennero inizialmente destinate ad alcune famiglie che avevano perduto la loro abitazione a causa di una frana avvenuta nel quartiere di Porta Baddoma. Furono costruite durante il periodo fascista ed infatti in tanti ancora oggi le chiamano “Le case di Mussolini”. La nascita di queste casette comportò l’abbattimento dell’intero tratto della antica cinta muraria che collegava Porta Palermo con Porta Girgenti; ed alcune di esse erano pure dotate di un piccolo spazio esterno protetto da una robusta inferriata. A tal proposito alcuni anni fa un anziano, allora ultraottantenne, mi raccontò di un curioso episodio accaduto nel 1940 quando “improvvisamente” quelle inferriate furono smontate.

Accadde nel 1939 anno in cui l’Italia era entrata in guerra; e così nel 1940 fu chiesto ai comuni di segnalare ai Prefetti tutte le cancellate degli edifici pubblici e privati presenti nel proprio territorio che potessero essere messe a disposizione dello Stato per la costruzione di armamenti. A Termini vennero segnalate proprio quelle. Tornando alle nostre casette di “Mussolini” c’è pure da dire che la loro costruzione comportò anche l’apertura di una nuova strada che, come tutti in città ben sappiamo, si chiama via Monachelle.

Sul perché di questo nome ci sono pareri discordanti; qualcuno sostiene che la zona fosse frequentata da gazze; ovvero da quell’uccello nero con il petto bianco il cui aspetto veniva accostato proprio a quello dell’abito delle monache. Un’altra tesi, ed è quella verso la quale anche io propendo, è invece quella riportata da Enzo Giunta in un vecchio stradario della città dove è così scritto: “Questa via non era abitata e perciò di sera non vi passava anima viva. Con l’andare del tempo si cominciò a dire che in quel posto, durante la notte, appariva un fantasma o “monachella” come allora i fantasmi venivano chiamati dal popolino…”. Fantasmi a parte c’è da segnalare anche che, proprio a ricordo del periodo storico a cui risalgono, ancora oggi in alcune di queste case è ben visibile uno stemma circolare con le insegne del fascio.

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